Il giro d’affari delle badanti e dell’assistenza domiciliare: tra necessità sociale e vuoti normativi

28.05.2025

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L'assistenza domiciliare è diventata una componente fondamentale del welfare italiano, in risposta al costante invecchiamento della popolazione e alla carenza strutturale di servizi residenziali. Oltre all'Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) offerta dal sistema sanitario pubblico, esiste un vasto mercato privato popolato da badanti e operatori laici, spesso privo di regole chiare e di riconoscimento formale. 

Un'economia parallela da miliardi di euro

Secondo il Censis, il valore dell'economia legata al lavoro domestico in Italia – comprese colf, badanti e assistenti familiari – supera i 21 miliardi di euro l'anno. Le badanti rappresentano la maggioranza di questa forza lavoro, con oltre 850.000 persone attive, ma si stima che una parte significativa operi senza regolare contratto.

L'INPS conferma che solo circa il 52% delle badanti è regolarmente assunto. Il restante lavora in nero o con contratti irregolari, spesso concordati verbalmente tra le parti. Questa informalità genera vulnerabilità sia per i lavoratori che per le famiglie che li impiegano.

Le cause di un fenomeno radicato

Il ricorso alle badanti è spesso una scelta obbligata. I servizi pubblici sono limitati e poco flessibili, mentre le famiglie cercano soluzioni compatibili con i bisogni di cura quotidiana e i propri vincoli economici. Le principali cause della crescita del mercato informale includono:

  • l'insufficienza dei servizi domiciliari pubblici

  • l'elevato costo di un'assunzione regolare

  • l'assenza di una normativa uniforme e semplice

  • la necessità di coprire l'assistenza 24 ore su 24, anche nei giorni festivi

Il risultato è un sistema disomogeneo e in buona parte "invisibile" alle istituzioni, che non riescono a governare pienamente il fenomeno.

L'assistenza pubblica: pochi servizi, grande bisogno

L'Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), erogata tramite le aziende sanitarie locali, si rivolge a pazienti cronici, non autosufficienti o in fase post-acuta. Tuttavia, secondo il Ministero della Salute, nel 2022 solo 1,8 milioni di persone ne hanno beneficiato, e le ore settimanali assegnate sono spesso molto limitate.

I tempi di attivazione, la qualità del servizio e la quantità di ore erogate variano sensibilmente da una regione all'altra, accentuando la disuguaglianza territoriale nell'accesso alle cure domiciliari.

Aiuto laico al domicilio: tra funzione sociale e vuoto normativo

Oltre alle badanti conviventi, si sta affermando anche la figura dell'"aiuto laico domiciliare", ovvero persone che assistono anziani e fragili per poche ore al giorno o saltuariamente, senza titoli sanitari. Questi operatori si occupano spesso di igiene personale, pasti, compagnia, vigilanza e commissioni. Tuttavia, non esiste una disciplina chiara per questa figura, che si colloca in un'area grigia tra lavoro domestico e assistenza sanitaria.

La mancanza di formazione certificata può tradursi in rischi concreti, come l'incapacità di gestire emergenze sanitarie o riconoscere segnali di peggioramento clinico.

I modelli europei e il confronto con gli Stati Uniti

In altri Paesi europei esistono sistemi più strutturati e regolati per l'assistenza domiciliare:

  • In Francia, il sistema APA (Allocation Personnalisée d'Autonomie) consente alle persone anziane di ricevere aiuto a casa da operatori qualificati, tramite agenzie accreditate.

  • In Germania, l'assicurazione per la non autosufficienza copre parte delle spese domiciliari e riconosce anche il ruolo dei caregiver familiari.

  • Negli Stati Uniti, l'assistenza domiciliare è accessibile tramite programmi come Medicare e Medicaid, ma la copertura varia molto da Stato a Stato e il costo resta elevato per chi è fuori da queste reti.

Conclusioni

Il giro d'affari legato alle badanti e all'assistenza laica domiciliare rappresenta un fenomeno enorme, per certi versi inevitabile, ma ancora poco governato. La risposta pubblica è parziale e inadeguata rispetto alla domanda crescente di assistenza continua a domicilio. Senza una riforma organica, il sistema continuerà a poggiare quasi esclusivamente sul lavoro informale, con costi umani, economici e sociali rilevanti.

Una strategia nazionale efficace dovrebbe puntare a:

  • riconoscere e regolamentare le figure professionali che operano a domicilio

  • rafforzare la formazione specifica per chi svolge questo tipo di lavoro

  • integrare i servizi pubblici e privati in un'unica rete territoriale

  • sostenere economicamente le famiglie che assumono personale per l'assistenza domiciliare

Solo così sarà possibile trasformare un settore sommerso in un'opportunità di crescita, tutela e innovazione nel campo del welfare.

  • Censis: 56° Rapporto 2022 
  • INPS: Osservatorio sul lavoro domestico 2023 
  • Ministero della Salute: Assistenza domiciliare