Medici di famiglia in Italia: da liberi professionisti a dipendenti del SSN? Prospettive, vantaggi e criticità
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I medici di famiglia italiani sono oggi liberi professionisti convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), una configurazione che garantisce autonomia gestionale ma presenta limiti organizzativi. Negli ultimi anni, il dibattito sul possibile passaggio a un modello di medici dipendenti pubblici si è intensificato, aprendo scenari nuovi ma anche timori legati alla perdita di autonomia. In questo articolo esaminiamo cosa desiderano i medici, vantaggi e svantaggi delle due formule, esperienze in Italia e all'estero, e, infine, a che punto siamo nel 2025: cosa è certo e cosa resta da definire.

Modello attuale: medici di famiglia liberi professionisti convenzionati
Attualmente, i medici di medicina generale (MMG) stipulano convenzioni con il SSN, che prevedono compensi basati su quota capitaria e incentivi. Questa modalità garantisce libertà nel gestire l'attività e la relazione con i pazienti, ma si traduce anche in disparità nell'organizzazione territoriale e oneri amministrativi importanti a carico del professionista. Gli MMG mantengono la responsabilità diretta e il controllo complessivo del proprio lavoro.
Proposta e aspettative del passaggio a dipendenti SSN
Vi è una crescente proposta istituzionale e sindacale che auspica di trasformare i medici di famiglia in dipendenti pubblici, con stipendio fisso, orari regolamentati e maggiore integrazione organizzativa con la rete sanitaria territoriale. Tale modello promette di facilitare la coordinazione tra servizi, aumentare la presenza in aree carenti e ridurre gli oneri burocratici.
Dal lato dei medici, però, sono emerse posizioni eterogenee: alcuni vedono positivamente una maggiore stabilità e un supporto amministrativo, altri temono la rigidità, la perdita di autonomia e l'aumento di vincoli che potrebbero ridurre la flessibilità e la relazione personale con il paziente.
Vantaggi e svantaggi
Il modello libero professionale tutela l'autonomia clinica e gestionale ma può portare a disomogeneità e frammentazioni. Il modello dipendente favorisce la standardizzazione, la continuità e la governance, ma può comprimere la libertà organizzativa e accentuare la burocrazia.
Esperienze in alcune regioni e all'estero
In Italia, regioni come Emilia Romagna e Veneto hanno iniziato sperimentazioni di forme di contratto che vedono medici di famiglia come dipendenti o con rapporti più strutturati con il SSN. Nel Regno Unito, la maggior parte dei general practitioners (GP) sono dipendenti del NHS, con standard rigorosi e forte integrazione con ospedali e servizi sociali. Altri paesi europei mantengono modelli misti o convenzionati.
A che punto siamo oggi in Italia: cosa abbiamo di certo?
Alla data del 2025, il modello ufficiale resta quello della libera professione convenzionata a livello nazionale, senza modifiche strutturali di legge che trasformino i medici di famiglia in dipendenti pubblici su scala estesa. Il dibattito è vivo ma le riforme legislative necessarie per un cambiamento strutturale non sono state ancora approvate dal Parlamento.
Le sperimentazioni regionali di contratti strutturati o forme di lavoro subordinato rappresentano però una novità concreta e un banco di prova per valutare vantaggi e criticità prima di eventuali estensioni nazionali. Sono stati inoltre implementati nuovi modelli organizzativi nell'ambito della continuità assistenziale e delle cure primarie, che vedono maggiore collaborazione interdisciplinare senza però alterare lo status contrattuale dei medici.
Il Ministero della Salute e le Regioni stanno quindi lavorando su linee guida e protocolli per migliorare l'assistenza territoriale, ma senza toccare radicalmente le convenzioni attuali fino a nuovi accordi o modifiche normative che al momento sono allo studio.
In sintesi, quello attuale è un periodo di transizione fatta di sperimentazioni e confronti, dove i medici di famiglia mantengono autonomia, ma si valutano nuove forme di organizzazione più integrate e meno frammentate, in vista di un possibile futuro riequilibrio tra libera professione e dipendenza.