Lo Stress nelle Professioni Sanitarie: Un'Urgenza Dimenticata

03.06.2025

Tempo di lettura: 5 minuti

Già nel 2015, ben prima dell'emergenza Covid, il Professor Ferdinando Pellegrino aveva colto lucidamente una sfida cruciale per il Servizio Sanitario Nazionale: la crescente necessità di risorse per la popolazione fragile e il conseguente stress degli operatori sanitari. Frutto di anni di incontri e lezioni con i professionisti del settore, Pellegrino pubblicò un manuale significativo su questo tema, un contributo prezioso che anticipava molti dei problemi esplosi con la pandemia e che, purtroppo, è stato spesso trascurato. 

La Natura Usurante del Lavoro in Sanità

Il lavoro in ambito sanitario è per sua natura intrinsecamente usurante. Fattori strutturali come turni irregolari, un elevato carico emotivo, la pressione decisionale e l'interazione costante con dolore, malattia e morte, lo rendono particolarmente difficile. A differenza di altri impieghi a contatto con il pubblico, l'operatore sanitario si interfaccia con un pubblico fragile: pazienti, anziani, persone in stato di sofferenza. Questo rende l'interazione più delicata, complessa e carica di aspettative e responsabilità.
In questo scenario, lo stress lavorativo è una condizione di base, un "livello minimo di esposizione" da cui si può evolvere in due direzioni:

  • Distress: stress mal gestito che porta a logoramento, esaurimento emotivo e disaffezione professionale.
  • Eustress: una forma di stress positivo, che può essere canalizzata per accrescere motivazione, energia e capacità di adattamento.

La società si aspetta che chi cura sia sempre in salute, lucido ed empatico. Questo genera un paradosso, poiché chi vive quotidianamente la sofferenza altrui ha bisogno a sua volta di spazi di cura e supporto. Non basta una formazione tecnica; è fondamentale accompagnare gli operatori nel tempo, offrendo strumenti per gestire le proprie emozioni, limiti e bisogni, per evitare che la vocazione si trasformi in mera sopravvivenza.

Comprendere e Riconoscere lo Stress 

Lo stress è una risposta fisiologica dell'organismo a eventi percepiti come minacciosi o destabilizzanti, chiamati stressori. Questa reazione emotiva iniziale è normale e persino utile, preparando alla difesa e all'adattamento. Il problema sorge quando questa risposta diventa cronica: le emozioni si trasformano in sintomi, e i sintomi in veri e propri disturbi psicofisici che compromettono l'equilibrio dell'individuo. Lo stress diventa un campanello d'allarme di un disagio non più sostenibile.

Spesso, però, questi segnali vengono ignorati o tamponati con soluzioni temporanee che non affrontano le cause profonde, né si trovano risposte adeguate all'interno del contesto lavorativo, dove mancano strumenti strutturati di supporto. Si ricorre a strategie palliative che rischiano di cronicizzare il distress, portando l'operatore in un circolo vizioso da cui è sempre più difficile uscire, fino al burnout.

Come scriveva Hans Selye, padre della teoria dello stress: "Ciascun individuo ha un limite soggettivo di tolleranza allo stress, sopra il quale crolla." Lo stress è democratico: colpisce tutti, senza distinzioni di ruolo o anzianità. Non è una questione di debolezza personale, ma un sintomo da accogliere, non da giudicare.

Dal Distress al Bornuot

Quando lo stress supera la soglia di tolleranza e non viene riconosciuto o gestito, si entra nella zona pericolosa del burnout, o sindrome da esaurimento emotivo. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo definisce come: "Una sindrome concettualizzata come risultato di uno stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo. 

È caratterizzata da tre dimensioni: senso di esaurimento, distacco mentale dal lavoro e ridotta efficacia professionale.

Anche Freudenberger, tra i primi a descrivere il fenomeno negli anni '70, lo definì come "uno stato di esaurimento fisico e mentale causato dal coinvolgimento prolungato in situazioni emotivamente esigenti." Il burnout non si manifesta all'improvviso, ma si insinua lentamente, alimentato dalla trascuratezza e dall'assenza di spazi di ascolto e recupero. È un rischio professionale che va riconosciuto, prevenuto e affrontato con strumenti adeguati e un profondo cambiamento culturale nella cura dei professionisti. 

Le Conseguenze dello Stress Cronico

Per chi opera in sanità, le conseguenze dello stress non si limitano a errori medici o infortuni sul lavoro. Lo stress cronico compromette le capacità relazionali, la comunicazione con pazienti e familiari, la cooperazione nel team e la lucidità decisionale. Ancora più profondamente, erode la qualità della vita stessa del professionista, favorendo lo sviluppo di patologie psichiche (depressione, ansia, disturbi del sonno) e organiche (gastriti, ipertensione, cefalee croniche), le cosiddette patologie psicosomatiche.

Il D.Lgs. 81/08 riconosce lo stress lavoro-correlato come fattore di rischio professionale, imponendo al datore di lavoro l'obbligo di tutelare il benessere psicofisico dei lavoratori.

Purtroppo, non è raro che i professionisti si rifugino in strategie disfunzionali per "assopire" lo stress, come fumo, abuso di analgesici, alcol, psicofarmaci o droghe. Questi comportamenti, nati da un bisogno immediato di sollievo, non risolvono il problema, anzi lo aggravano. Diversi studi hanno rilevato dati preoccupanti: tra sanitari, forze dell'ordine e vigili del fuoco, le percentuali di abuso di sostanze e i tassi di suicidio sono significativamente più alti rispetto alla media. Ad esempio, uno studio pubblicato su JAMA nel 2021 ha mostrato che i professionisti sanitari presentano un rischio di suicidio del 24% più alto rispetto alla popolazione generale. Questi numeri ci obbligano a non ignorare il problema, ma a riconoscerlo e parlarne.

La Dimensione Emotiva nelle "Helping Profession"

Nel mondo delle professioni sanitarie e di aiuto, il ruolo di supporto e riferimento implica un coinvolgimento personale ed emotivo profondo. La relazione tra operatore e utente è un intreccio tra competenze professionali e capacità personali, e questo carico emotivo, che include empatia, ascolto e sostegno, può essere fonte di intenso stress. Non solo gli operatori sanitari, ma anche figure come sacerdoti, poliziotti e insegnanti sono vulnerabili a questo tipo di stress lavorativo. Il termine inglese "Burnout" ("bruciato" o "esaurito") rende perfettamente l'idea di questo cedimento psicofisico ed emotivo che consuma l'energia vitale dell'operatore.